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Ormai è passato talmente tanto tempo che non ce lo ricordiamo più, il primo giorno di PESTE. Che poi non è mai davvero il primo: il suo batterio circola sempre in anticipo rispetto al riconoscimento ufficiale. D'altronde è difficile, accettare di riconoscere la PESTE. Cambia le vite, ne cambia il significato. Più niente vale,per colpa della PESTE.
Qui da noi ormai dura da molto, ma non è solo una questione temporale, è anche un problema di intensità. A volte sembra spegnersi, e ci illude con future immagini di gioia e libertà, e ci ricongiunge con tutti gli altri, quelli fuori dal contagio.Purtroppo, è solo uno strano scherzo delle nostre menti: durante la PESTE ogni segnale, ogni picccolo momento, persino la cammninata agile di un gatto può regalare una speranza. Ci si afferra disperatamente a tutto, come un bambino che si afferra alla madre per sfuggire alla siringa malefica (eppure, benefica) del dottore, o come un avaro che si aggrappa alla sua roba.
Non finisce, questa è la verità, e noi dobbiamo dircela. Forse non siamo stati sufficientemente previdenti? Continuiamo a non adottare le necessarie misure preucazionali, è forse questo, dovremmo essere più rigorosi e netti? Non so dove abbiamo sbagliato, non lo so. Ma forse i flagelli non sono colpa di nessuno, shit happens,no?
Ma io la sento, la PESTE. Ieri sera, l'ho sentita. Ho sentito l'odore acre dei bubboni purulenti e le urla deliranti dei malati. Ieri sera, in giro per questa città.
Ormai ci stiamo rassegnando, e continuiamo le nostre vite dentro il suo sistema...dentro LA PESTE.
Per fortuna però ci rimangono ancora degli sprazzi di incredula felicità: ci basta ancora una mano che rotea vorticosa intorno all'orecchio (2-1, e non dico altro), un frullato pieno di detriti di cocco, basta specchiarci anche solo un minuto negli occhi di un'altra persona immune dal contagio.
La PESTE sembra non passare mai, so che lo pensate anche voi. Ma noi siamo forti abbastanza, e questa sciagura, prima o poi, passerà.
Ma non da sola: durante la peste servono volontari, e serve che le persone oneste si mettano all'opera.
Quando scoppia una guerra, la gente dice: "Non durerà, è cosa troppo stupida". E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare. La stupidaggine insiste sempre, ci se n'accorgerebbe se non si pensasse sempre a se stessi. I nostri concittadini, al riguardo, erano come tutti quanti, pensavano a se stessi. In altre parole, erano degli umanisti: non credevano ai flagelli.
(La Peste, Albert Camus)