THE INFORMER

2010/05/27

L'Europa si deve svegliare TIMOTHY GARTON ASH PER LA REPUBBLICA –

Qualcuno mi salvi dall´europessimismo. Da decenni non mi sentivo tanto depresso guardando allo stato del processo europeo. L´eurozona corre un pericolo mortale. La politica estera europea avanza al passo di una lumaca sbronza. Il potere si sposta in Asia. I motori storici dell´integrazione europea sono andati o perdono colpi. I leader europei cambiano la disposizione delle sdraio sul ponte del Titanic mentre impartiscono al resto del mondo una lezione di navigazione oceanica.

La crisi dell´eurozona è appena iniziata. Neppure il gigantesco salvataggio della Grecia
stile "shock and awe" è riuscito a convincere i mercati obbligazionari. Li ha mossi la pronta disponibilità della Bce ad acquistare bond governativi dell´eurozona; ma tuttora al governo greco o portoghese un prestito costa svariate volte di più che al governo tedesco. Un esperto di obbligazioni mi dice che oggi come oggi vede due alternative: o l´eurozona procede verso l´unione fiscale, con ulteriore perdita di sovranità degli stati membri e la drastica riduzione del deficit imposta da questo freno esterno, oppure alcuni degli stati membri più deboli falliscono, dentro l´eurozona o uscendone.

La situazione politica interna e internazionale in entrambi i casi sarà drammatica. (In Grecia si è già versato letteralmente sangue). Sorgeranno tensioni in seno alle società europee, ma anche tra gli Stati. In particolare, il risentimento all´interno e verso la Germania, il potere centrale del continente, è destinato a crescere in entrambi i casi: sia che la Germania imponga dure condizioni per l´unione fiscale sottoscrivendo al contempo il rischio di altri governi, sia che lasci fallire una Grecia o un Portogallo, causando un´ulteriore fuga di capitali verso la Germania. Nel migliore dei casi in assoluto, se il vecchio modello di integrazione attraverso la crisi funzionerà ancora, l´Europa avrà il problema di risolvere difficoltà interne economiche e finanziarie per anni a venire.

Le grandi potenze attuali e emergenti del ventunesimo secolo, da Stati Uniti e Cina a Brasile e Russia
, già oggi hanno un atteggiamento vicino al disprezzo nei confronti delle pretese dell´Europa di essere un grande protagonista sul palcoscenico mondiale. L´accordo di minima del vertice di Copenhagen sul cambiamento climatico dello scorso anno, tema su cui l´Europa rivendica la leadership, è stato raggiunto tra Usa, Cina, India, Sud Africa e Brasile. L´Europa non era neppure presente in aula.

Copenhagen è stato un campanello d´allarme che l´Europa non ha ascoltato. I due personaggi che l´Ue ha scelto come propri rappresentanti sulla scena mondiale sono quasi completamente sconosciuti fuori dai confini europei. In occasione di un recente incontro presso il St Antony´s College dell´Università di Oxford, l´editorialista del Nyt Thomas Friedman ha ironizzato sul fatto che non riconoscerebbe il presidente del Consiglio europeo neppure se gli "fosse seduto sulle ginocchia".

Beijing, Mosca, New Delhi e Washington non stanno ad aspettare col fiato sospeso. Per loro la vita è altrove. Gli Stati Uniti di Barack Obama pensano al nation-building in patria, e poi al Medio Oriente esteso e alla Cina. Le nuove geometrie del potere mondiale sono definite da acronimi come Basic (Brasile, Sud Africa, India, Cina), Bric (Brasile, Russia, India, Cina) e Ibsa (India, Brasile, Sud Africa). In parte si tratta di un´anticipazione di futuri sviluppi, che possono certo non realizzarsi, ma nel mercato della geopolitica, come nei mercati finanziari, le aspettative sono anche realtà.

L´Unione Europea è ancora la maggiore economia mondiale per dimensioni. Dispone di enormi risorse di hard e soft power, attualmente molto superiori a quelle delle grandi potenze emergenti. Ma ha contro di sé la tendenza e combatte molto al di sotto delle sue reali possibilità. Se ancora ambisce a plasmare il mondo nell´interesse dei propri cittadini deve necessariamente annullare il divario tra il suo potere potenziale e quello reale. Non è quello che sta facendo. Come mai?

Per più di cinquanta anni dopo il 1945 sono esistite cinque grandi forze trainanti del progetto europeo: la memoria della guerra, ben presente nella generazione di Helmut Kohl e Francois Mitterrand; la minaccia sovietica all´Europa occidentale e il desiderio dei popoli dell´Europa centrale e orientale di fuggire dal dominio sovietico verso la libertà e la sicurezza; il sostegno americano all´integrazione europea, in risposta alla minaccia sovietica; la Repubblica Federale Tedesca desiderosa di riabilitare la Germania post-nazista nonché a conquistare l´appoggio dei vicini europei all´unificazione tedesca; e la Francia, con la sua ambizione a doppio fine di porsi alla guida dell´Europa. Tutti e cinque i motori del progetto oggi sono spariti o hanno perso potenza.

Al loro posto abbiamo una serie di nuove logiche, che comprendono le sfide globali, come il cambiamento climatico e il sistema finanziario globalizzato, con impatto sempre più diretto sulla vita dei nostri cittadini, e le grandi potenze emergenti di un mondo multipolare. In un mondo di giganti essere un gigante aiuta. Ma una logica, una tesi intellettuale non equivale ad una spinta emotiva, fondata sull´esperienza personale diretta e sulla percezione di una minaccia immediata. Non abbiamo questa percezione nell´Europa di oggi. Quanto a livello e qualità di vita gli europei, in gran parte, non sono mai stati così bene. Non capiscono quanto sia necessario un cambiamento radicale perché le cose restino come sono.

Il nuovo governo di coalizione liberal conservatore in Gran Bretagna sta compiendo primi passi costruttivi e incoraggianti in Europa. Ma se la Gran Bretagna non sarà il freno dell´Europa, come auspicato dalla maggioranza dei parlamentari conservatori, difficilmente ne sarà il motore.

Da dove deve venire allora la spinta? Non lo so. Non vedo dinamismo. Tutti i concorrenti globali dell´Europa hanno grandi problemi loro. Può darsi che tra un decennio gli storici retrospettivamente irridano l´europessimismo del 2010. Ma avverrà solo se oggi l´Europa prende coscienza della realtà in cui ci troviamo.
Svegliati Europa!

3 comments:

Unknown said...

bisogna svegliarsi, s'è assopita anche l' Europa, troppo tempo perso nel voler accontentare tutti su tutto, e come il caro vecchio At***a ella ella e e e ci ha insegnato, nel public choice tutti non li farai mai contenti.
L' Europa, guarda caso da quando è a maggioranza dx - vabbè, si è piegata in modo scandaloso alle lobby che hanno portato ad introduzione di OGM, standard bassissimi o applicati dove non dovevano essere applicati.
A parole è stata bravissima col Lisbon Target, con la politica energetica, etc, ma a fatti NIENTE!

L'EU si deve svegliare, e subito soprattutto adesso che gli altri stanno riprendendo a correre, si deve svegliare, farsi una doccia, fare colazione e partire pure lei, prima che sia troppo tardi, e un pò già lo è tardi...

Amo, Sogno e non ho Paura. said...

Nè destra, nè sinistra. In Alto.
(sono d'accordo su tutto! Bravo Iso)

Unknown said...

giusto DUKE !
nè destra, nè sinistra, AVANTI!

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