THE INFORMER

2010/02/05

STI.....GLITZ

«E' un paradosso assurdo, da voi in Europa - si infervora Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia 2001 - una ironia della storia. Non lo vede? I governi hanno contratto molti debiti per salvare il sistema finanziario, le banche centrali tengono i tassi bassi per aiutarlo a riprendersi oltre che per favorire la ripresa. E la grande finanza che cosa fa? Usa i bassi tassi di interesse per speculare contro i governi indebitati. Riescono a far denaro sul disastro che loro stessi hanno creato».

Che può succedere ora?
«Aspetti. Non è finita qui. I governi varano misure di austerità per ridurre l’indebitamento. I mercati decidono che non sono sufficienti e speculano al ribasso sui loro titoli. Così i governi sono costretti a misure di austerità aggiuntive. La gente comune perde ancora di più, la grande finanza guadagna ancora di più. La morale della favola è: colpevoli premiati, innocenti puniti».

Come si può rimediare?
«Tre punti. Primo: niente denaro alla speculazione. Negli Stati Uniti come in Europa, bisogna fare nuove regole per le banche. Devono finanziare le imprese produttive, non gli hedge funds. Bisogna impedirgli di speculare».

Una parola. Se è il governo a dirigere il credito, il rischio è di distribuirlo ancora peggio.
«Non credo. Secondo me si può e si deve intervenire. Punto secondo: bisogna imporre tasse molto alte sui guadagni di capitale. Oggi è più vantaggioso speculare che lavorare per vivere. Deve tornare ad essere il contrario».

E poi?
«Punto terzo: in Europa dovete appoggiare i governi in difficoltà».

Si rischia di premiare i politici che governano male.
«No. La prova la dà la Spagna. Oggi è in difficoltà senza aver fatto errori. Il governo aveva un bilancio in attivo fino all’altr’anno; la Banca centrale ha sorvegliato le banche molto bene, tanto che viene citata ad esempio nel mondo. Che colpa hanno? Certo, anche loro hanno visto crescere la bolla, nel mercato immobiliare, e non l’hanno fermata. Ma è l’errore che hanno fatto tutti. Era nello spirito dei tempi. Lo ispirava l’ideologia neo-liberista che ha dominato per molti anni».

In Grecia però hanno sbagliato. Hanno anche truccato i conti.
«Non l’attuale governo, il precedente. Sono stati colpiti dalla crisi della navigazione commerciale, settore importante per loro, e dal calo del turismo. Insomma, perché dobbiamo costringere la gente a fare ancora più sacrifici, se non ha colpa?».

Il debito c’è. Prima o poi gli Stati dovranno ripagarlo.
«Ma perché mai dobbiamo dare retta ai mercati? I mercati non si comportano in maniera razionale, lo abbiamo visto nel modo in cui si è prodotta la crisi. Allora perché mai dovrebbero avere ragione, nel chiedere ancora più sacrifici ai cittadini di quei paesi? In più, anche se la avessero, si comportano in maniera troppo erratica. E per finire, qui è in corso un attacco speculativo: non è che se uno fa bene non lo colpiscono, è che se ti possono far fuori ti fanno fuori».

Come possiamo fare, in Europa?
«Dovete costruire dei meccanismi di solidarietà fra Stati. L’Unione deva avere più risorse a disposizione. Si spendono un sacco di soldi per la politica agricola comune, che è uno spreco, mentre...»

Si potrebbero emettere dei titoli europei, gli Eurobonds.
«Certo. E poi occorre tassare le attività nocive. Soprattutto due: la finanza e le emissioni di anidride carbonica. Anche negli Stati Uniti».

Obama riuscirà a imporsi alle banche?
«Sarà una lunga battaglia. Ma la rabbia della gente è forte, e il presidente lo sa. I banchieri hanno contro tutto il resto della popolazione».

Il Congresso è riluttante.
«Spero che non si debba arrivare ad un’altra crisi, prima di riuscire a mettere la finanza sotto controllo. Sarebbe davvero triste. Pensi a quanto danno hanno causato. Lo sa che secondo le rpevisioni del Cbo, l’Ufficio bilancio del Congresso, la disoccupazione comincerà a diminuire sono a metà del decennio? Queste sono cose che restano a lungo nella memoria della gente».

11 comments:

Unknown said...

ah però....

Dove l'hai preso l'articolo Duke?

dissidente sempre presente ;) said...

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/201002articoli/51924girata.asp

killing in the name of??? said...

io lo so che sono un po' fissato, però qua parla un premio nobel (e non un duke senza terra qualsiasi da 4 soldi) e afferma che la separazione tra banca centrale e stato va rivista totalmente... un'altro visionario???

Unknown said...

http://en.wikipedia.org/wiki/PIGS_(economics)
we are PIGS!

Unknown said...

killing in the name of?

M O N € ¥ $

Economista per caso said...

Io non lo vedo come una critica ai rapporti tra stato e banca centrale, lì il discorso è molto più complesso, qui invece è un altro.
Più che altro dice cose che dicono tutti gli economisti (e non solo) con un pò di testa da un pò di tempo a questa parte: va invertita la tendenza ultra liberale che ha portato le banche a fare profitti tramite le speculazioni e non finanziando l'economia reale, suo core business.
Le banche, le vere banche (commerciali) nascono per far incontrare i bisogni di coloro che hanno bisogno di capitali e coloro che, avendone disponibilità ma non la necessita/capacità di utilizzarli immediatamente, li affidano ad un intermediario che sotto certe condizioni fornisce il capitale a coloro che , rispettando certi requisiti, ne hanno bisogno.
Il mercato dei capitali nasce per due motivi: 1) permettere ad aziende/istituzioni esposte su diversi mercati di proteggersi dal rischio. 2) creare una forma di finanziamento alternativa e/o complementare a quella della classica banca commerciale.
Le cosiddette banche d'investimento nascono come intermediari nel mercato dei capitali, cercando di far incontrare i bisogni di grossi investitori (dalle aziende che volevano investire nel mercato dei capitali fino alle ricche famiglie che volevano aumentare ancor di più i prorpri capitali)con quelli di cui ai punti 1&2; naturalmente questi mercati aumentavano/aumentano l'efficienza dell'economia reale, ma chi vi investiva era consapevole del rischio maggiore a cui era sottoposto.

Dove sorgè il problema? beh, sorge qualora una banca commerciale inizia ad operare in questi mercati esponendo al rischio tutti noi stupidi piccoli risparmiatori che proprio questi rischi non ce li volevamo accollare; perlopiù se poi iniziano a speculare.

Il Glass–Steagall Act del 1993 - whao subito dopo la crisi del 1929 si era capito dove era il cancro - proebiva alle banche commerciali di accettare depositi "e" sottoscrivere securities, separando di fatto banche commerciali da quelle d'investimento.
Nel 1999 il Gramm-Leach-Bliley Act che cosa fa? tatatata!, beh, elimina questa separazione.
Due più due fa quattro cari miei; se tu togli il vaccino (cosa che essendo io soltanto un povero economista per caso non so se si possa fare, ma immaginiamo di si) da un corpo vivente, allora quando si contrae la malattia col cazzo che si producono anticorpi in grado di riparare (o almeno minimizzare) i danni.
Risultato: 2007/2008 crisi finanziaria 2008/09/10/11/12 etc (guarda caso proprio mentre entriamo noi nel mondo del lavoro, ma queste sono solo superstizioni) crisi dell'economia reale.
Ora, siamo tutti consapevoli che tutte le crisi hanno milioni di altre variabili da considerare, ma se la separazione fosse rimasta non staremo qui a parlare di governi che salvano banche commerciali per poter rimediare ai loro cazzo di errori/speculazioni sui mercati dei capitali. CAZZO io sarei contento di salvarli coi soldi nostri -perchè tanto di quello si tratta- se avessero sbagliato a dare finanziamenti a tutto spiano a sfortunati/incapaci imprenditori che creano posti di lavoro. Ma così non è stato, e ora ci tocca (perchè non è possibile non farlo) finanziare questa crisi.
Il problema più grosso è che le regole non stanno cambiando.
In America hanno Obama e gente come Stigliz che lottano e lotteranno contro gli interessi bancari a non cabiare le regole del gioco; IN EUROPA? (ricordo inoltre che un Glass–Steagall Act in Europa non è mai esistito, infatti noi lo abbiamo sempre preso in culo, e continuiamo anche ora).

anal-chico per scelta said...

bello spunto, ma chi sei? devo dire però che condivido solo in parte quello che hai scritto. Infatti nei punti che stiglitz elenca, si dice chiaramente che lo Stato, quindi di riflesso teoricamente noi cittadini, deve tornare a dirigire il credito e non più le banche.

Il prolema non è la separazione tra banche commerciali e quelle di investimento, non è questo che ha determinato la crisi, ma come invece dici è la mancanza di una regolamentazione appropriata. La deregulation è stato un must dagli anni '80 fino all'altro ieri. Ora piuttosto di cambiare le regole bisognerebbe proprio farle.

Ma com'è possiile che il mercato finanziario "immaginario" sia 4-5 volte tanto il mercato reale? è un paradosso. Se si vuole fare qualcosa bisogna fare proprio come dice stiglitz, rimettere l'economia reale al centro del meccanismo.

Economista per caso said...

Deregulation: si certo quello è il problema principale - L'abolizione del Glass–Steagall Act (che scusa era stato approvato nel 1933 e non nel 1993 come ho scritto nel precedente post) rientra proprio in questa categoria. Ripeto le cause e variabili da considerare sono molteplici in una crisi, in questo caso: alimentazione di una bolla speculativa nel mercato immobiliare attraverso prestiti "facili", leverage familiare e bancario enorme, una politica di tassi bassi della fed (periodo Greenspan) e chi più ne ha più ne metta.

In ogni caso concorderai che se le banche commerciali non avessero avuto la possibilità di esporsi in maniera così spudorata sui mercati finanziari (con la separazione, per niente) la crisi non sarebbe stata che un periodo di ciclo economico negativo, non avrebbe bruciato, come invece ha fatto, il il 20% della produzione industriale delgli ultimi 20 anni.

Ancora, non penso sia del tutto saggio lasciare allo stato centrale le redini del credito: 1) è impossibile in un mondo globalizzato come il nostro, a meno che facessimo il discorso di come sarebbe bello cancellare tutto con una gomma e riscrivere tutto dall'inizio; 2) La storia ci insegna che di governi virtuosi ce ne stanno uno ogni trentennio, se tutto va bene (pensiamo soltanto all'Italia degli ultimi 15 anni).

possiamo parlare infinitamente di cause e possibili soluzioni - a tal proposito consiglio la voce Regulatory proposals and long-term solutions in http://en.wikipedia.org/wiki/Subprime_mortgage_crisis#Regulatory_proposals_and_long-term_solutions- ma ciò che mi impaurisce in questo momento è vedere che a tre anni dall'inizio della crisi non si è iniettato nessun vaccino all'interno del sistema finanziario, di conseguenza non ci sono anticorpi in giro; in poche parole: potremmo rivivere un altro 2007/2008 forse anche più duro.
il Glass–Steagall Act - solo una parte Banking act del 1933- fu approvato nell'anno più duro della crisi del 29, appunto il 1933; ma forse noi vogliamo ridurci ancora di più col culo per terra per iniziare a produrre una nuova legislazione, che sia Basilea3 o chiamiamola come cazzo ci pare!!!

er ducapelli said...

cmq lo sapevo che eri tu...

Duchino e il tennis said...

anche io sapevo che ero io!!

vuoi vedere la racchetta? said...

ahahahah

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