THE INFORMER

2009/11/13

UN'ORDINARIA GIORNATA DI STRAORDINARIA FOLLIA

Un pazzo! è qualcosa che fa orrore, E tu cosa sei, tu, lettore? In quale categoria ti schieri? in quelle degli sciocchi o in quella dei pazzi? Se ti dessero la possibilità di scegliere, la tua vanità preferirebbe certo l'ultima condizione. (Gustave Flaubert)

Una giornata normale. Non mi aspettavo niente di più. Mi veniva incontro con fiducia, senza tradire la benché minima sorpresa. Eppure era già tutto pronto. Sembrava il solito andazzo ministeriale, entra sali le scale corridoi baretto senza prendere il caffè il tornello che ti saluta all'uscita. La mia assistente afro-elvetica, Klaudyah, aveva già capito tutto ma io non la seguivo, ero troppo convinto di governare il mio battello sul fiume. "Pensa, oggi è venerdì 13. Porta sfiga vero?". Non ho sentito suonare il campanello d'allarme: non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Conferendomi un tono che non possiedo, rispondevo con superiore saggezza: "ma no, quale sfiga...e poi mi sa che è solo per i paesi anglosassoni...questi barbari!". Da quel momento il vortice prendeva avvio...il classico battito d'ali che cambia il mondo.
Dopo aver invano tentato di usare la mail pubblica a fini personali (e qui S. mi avrebbe urlato "SI CONTENGA!"), mi ritrovavo proiettato in quel di Lepanto. Come al solito ero alla ricerca della serietà nella frivolezza, affinché l'una non prevalesse sull'altra: avevo bisogno di una tuba, baffi finti, insomma tutto il necessaire per una serata con i fiocchi. Il fido Raccherdon de Raccherdonis, anche lui in caccia, mi assecondava in queste futili scorribande. Pistole speroni coltelli e via, verso la metro di nuovo, non troppo contenti degli acquisti ma già più vicini ad assumere altrui sembianze. Improvvisamente una forza oscura, una mano invisibile, un odore inafferrabile ci trascinava dentro il regno degli arancini. Nel momento in cui le nostre tozze mani afferravano quei pianeti culinari il mondo stava per cambiare. Dopo aver consumato quei palloni di Maradona, tutto il reale cominciò a sembrarci nuovo: persino la brugna sembrava più brugna (scusate per la licenza poetica).Quando ormai eravamo di nuovo pronti al serpentone sotterraneo, le allucinazioni cominciavano a prendere forma: maledetti arancini! Sembrava fosse tutto chiuso, e c'erano dei lampeggianti, non si poteva entrare, il bruco non funzionava più, la mela (purtroppo, la piccola...) era bloccata. Tutti i normali comportamenti umani ci sembravano alterati, non ci riconoscevamo più tra i nostri simili. Passavano lente navette spaziali cariche di migranti: eravamo spacciati, non avremmo mai più fatto ritorno a casa, moderni Odissei senza Penolepe. Una vigilessa veniva ingiustamente attaccata con argomenti alquanto capziosi: "è colpa vostra"-disse l'uomo comune-"adesso io denuncio tutti, tanto qui tra trans e coca...". Non contento, il Biscardi di Via Tacito rincarava la dose: "e poi che fate, chiamate la polizia così ci ammazzate tutti come quel poraccio in carcere?". La pressione ormai era alle stelle, la città stava per scoppiare e io pensavo, Spike Lee de noantri, DO THE RIGHT THING! Da vagabondi cercavamo la nostra arca che ci riportasse a casa: adelante adelante! Giungemmo ben presto in una piazza dai contorni ispanici e dal cielo plumbeo: non erano nuvole, no! erano uccelli! Milioni di milioni, come le stelle del Negro*i. Le allucinazioni continuavano, vicino a noi gli ombrelli erano tutti aperti e non pioveva, non pioveva!!! Dopo un'attesa infinita riuscimmo finalmente ad entrare in quel fantomatico carrozzone chiamato 87: non lo sapevamo, ma niente sarebbe stato più come prima. Forse era semplicemente un camioncino colorato, con il simbolo della pace ben visibile...lì dentro tutto era diverso e più fantasioso. Al momento di salpare ci distanziammo...e cominciò l'inferno. Dietro di me un uomo cominciò ad abbaiare ed io pensai che la mia ora fosse ormai giunta: "Caron dimonio, con occhi di bragia". Il buon Raccherdòn, non più scorgendomi tra la folla oceanica, pensava si trattasse del mio solito ululato di battaglia e non si sorprese affatto. L'uomo continuava "auuu-auuuuu" ed io avevo paura. Alla mia destra una vecchina seduta che sembrava fosse svenuta: non dava più segni di vita ed emetteva inoltre un olezzo di escrezione renale. Era la goccia che devastava il vaso: le allucinazioni si fecero più potenti. Intorno ad una sedia, come fosse un focolare, angosciati passeggeri ascoltavano l'Iliade d'Italia raccontata da una signora: i personaggi più colpiti erano la moglie del Presidente Napol****o, le toghe rosse (!!!), accompagnati da "o tempora o mores!" a profusione. Improvvisandosi novella Sabina Spielrein, cominciava una seduta d'analisi con l'uomo cane(lupo): "perché figliolo adesso non ululi più?ti devi curare caro mio". L'uomo effettivamente sembrava rapito dai racconti e non latrava più. Rispose umilmente "faccio training autogeno". Potenza della mente. Mi avvicinavo al mio compare per uscire da questo triangolo delle Bermuda e lì ci attendeva un ragazzo dagli occhi stanchi. Ci fissava con nostalgia e parlottava faticosamente. Sembrava in un mondo tutto suo (ma forse lo eravamo tutti, in quel maledetto autobus), ma soprattutto sembrava fosse appena tornato da Amsterdam con scalo a Kingston! Ci chiese se fossimo di Palestrina e sprezzanti esprimemmo il nostro diniego. La nave intergalattica dovette fermarsi, cominciavano i primi malori: una signora non resisteva più e tutti ci chiedevamo se il colpevole fosse l'odore o i racconti. Dopo un estenuante tragitto finalmente attraccavamo in quel di Colli Albani, pronti a cavalcare il nostro bruco a porte mobili, finalmente seduti. Ormai completamente assuefatti e stravolti, un lungo e rilassante silenzio si stese tra di noi. Quand'ecco l'ennesimo colpo di scena: "io scendo...ti lascio il cappello da cowboy per Don Fabiòn". Lo raccolsi con calma e lo strisi al petto, in attesa di cavalcare il toro vincente nel mio ranch messicano. E quindi uscimmo a riveder le stelle, dopo 3 ore di viaggio, nel quale tutto era successo e niente esisteva davvero. Con la brezza forte dell'Anagnina sul mio viso, l'occhio lucido foriero di bombescion, mi decisi a cavalcare l'onda giusta...non si può dominare il kaos...va assecondato. Cappello in testa e in resta cercavo disperatamente il mio cavallo a 4 ruote: nel frattempo il mondo osservava il suo cowboy. Ormai prossimo all'arrivo, il bus della vita mi sfrecciava davanti...incrociai lo sguardo di un uomo che guardava basito. 5 lunghi secondi...mi furono sufficienti per capire cosa stesse pensando: "quell'uomo è matto; mica come me, che sono e sempre sarò...sano"

In un'epoca di pazzia, credersi immuni dalla pazzia è una forma di pazzia. (Saul Bellow)

(questo post rifiuta ragionevolmente le leggi della consecutio temporum: solo in questo modo il racconto riesce a trasmettere l'indefinitezza e la dilatazione temporale da noi vissute)

Volevo approfittare di questo spazio per ringraziare l'ignoto che quest'oggi mi evitato un'incazzatura consegnando il mio telefono cellulare alle forze dell'ordine. Per fortuna di matti come noi ce ne sono ancora parecchi. Merci!

7 comments:

Unknown said...

di certo avevi preso qualcosa di pesante è!!!chissà allora cosa hai visto ieri sera...hahahah!!!

SupeRRousi said...

tutto d'un fiato...emozionante!!!

Cecilia said...

ne è valsa la pena Emi,sabato eri favoloso!

Unknown said...

e quindi la vecchia è schiattata?!

Irene said...

invece a me interessano gli arancini...che gusto hai preso??
sei sempre il mejo che c'è, confermo anche ora che ho visto un pò l'altra parte del mondo...!!!!!

Irene said...

invece a me interessano gli arancini...che gusto hai preso??
sei sempre il mejo che c'è, confermo anche ora che ho visto un pò l'altra parte del mondo...!!!!!

Emiliano said...

ire ho preso un gusto assurdo, mi pare che l'arancino si chiamasse CATANESE...era al pistacchio e besciamella!per questo dopo avevo le allucinazioni...hehehe...un bacione!

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