NEW YORK CITY MORAL HAZARD

Appena tornato a casa dopo 10 ore circa di conferenze, tra Montezemolo, Amato, finti ministri degli esteri, professori tromboni, nani e ballerine. Uno spicchio (!) di panino per pranzo e una cena (che in realtà era un aperitivo) in un locale fighetto di Roma ...sembravamo come quelli di 7 kg in 7 giorni, con gli occhi di fuori! mentre ormai quasi ce ne stavamo andando, un inglese che studia alla Luiss mi prospetta la bella vita newyorkese: "guarda che lì non si dorme mai e la mattina dopo voti in base a come vota quella che ti piace". In un attimo si è prospettato il dramma del Moral Hazard: darsi alla bella vita provando a limonare a più non posso in travolgenti serate indie...o farsi un mazzo grosso così, con trattative estenuanti di 15 ore (per convincere un presuntuoso minchione di qualche università americana a votare la risoluzione decisiva) e provare dunque a vincere un premio mai ottenuto prima d'ora entrando di diritto nell'inutile ed effimera storia di Tor Vergata?
staremo a vedere...